Accordo UE-USA: tregua sui dazi (fino al prossimo tweet)
L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno raggiunto (temporaneamente) una tregua sui dazi, concludendo un Accordo che assicura ai prodotti europei un dazio massimo del 15%. L’intesa, giunta dopo lunghe trattative il 27 luglio 2025, si è concretizzata il 21 agosto con la pubblicazione di una Dichiarazione congiunta con gli USA.
Si tratta di un’intesa “quadro” che non può essere assimilata a un accordo di libero scambio (Free Trade Agreement, FTA), come definito ai sensi dell’art. XXIV, paragrafo 8 b) dell’Accordo GATT 1994. Un accordo implicherebbe una progressiva e completa riduzione o eliminazione dei dazi e delle barriere commerciali tra Paesi firmatari. La tregua stipulata tra UE e USA, diversamente, è un accordo asimmetrico che non dispone un progressivo smantellamento del regime daziario, ma al contrario, contempla un dazio generale statunitense, più elevato di quello antecedente al c.d. Liberation day (2 aprile 2025) e, soltanto sul versante europeo, l’azzeramento delle tariffe sui prodotti industriali. Si tratta, dunque di un “Framework Agreement”, ossia un documento che sancisce un’intesa politica iniziale, lasciando aperta la definizione futura per approfondire e ampliare gli impegni delle parti.
Ma in quale pregresso di inserisce questa tregua?
Unione europea e Stati Uniti vantano la più importante relazione bilaterale commerciale e di investimento e la relazione economica più integrata al mondo, rappresentando quasi il 30% degli scambi mondiali di beni e servizi e il 43% del PIL globale. Per tale motivo, raggiungere un’intesa era indispensabile.
A differenza degli accordi conclusi dagli Stati Uniti con altri partener, l’aliquota del 15% è omnicomprensiva, si tratta di un dazio globale che non si somma a quelle già esistenti. In particolare, il dazio sui beni UE non si cumula con eventuali dazi già previsti per le importazioni negli Stati Uniti (cosiddetti dazi MFN), ma assorbe tali misure, sostituendole integralmente. I dazi MFN continueranno ad applicarsi soltanto se superiori al 15%, senza ulteriori aggravi.
La tregua dovrebbe assicurare un dazio zero per i farmaci generici europei a partire dal 25 settembre, estesa anche ai relativi ingredienti e precursori chimici. Per tali prodotti non trova applicazione neppure il dazio MFN, in linea con l’Accordo dell’Uruguay Round del 1995. Gli altri prodotti farmaceutici, tuttavia, restano sottoposti a un’indagine avviata dall’Amministrazione Trump. Nell’’Accordo quadro le parti avevano previsto un limite massimo: anche qualora l’inchiesta avesse portato all’introduzione di misure tariffarie, i dazi non avrebbero dovuto superare il 15%, a fronte di un’aliquota del 200% minacciata a luglio 2025 e di un’aliquota del 100% annunciata da Trump con un post nella notte del 26 settembre scorso, con decorrenza dal 1° ottobre. Trump potrebbe in tal modo già violare la tregua.
Tra i beni UE maggiormente esportati negli USA e più colpiti dalla guerra commerciale figurano anche le automobili. Nella dichiarazione congiunta, Unione europea e Stati Uniti hanno previsto la riduzione dell’imposta doganale del 27,5% (2,5% dazio MFN + 25% dazio previsto dal Proclama n. 10908, 26 marzo 2025). In particolare, per il settore automotive con un dazio MFN superiore al 15%, continuerà ad applicarsi esclusivamente tale aliquota, mentre per quelle soggette a una tariffa MFN inferiore al 15%, sarà applicata un’aliquota combinata tra dazio MFN e quello previsto dalla normativa USA, per un tetto massimo del 15%. A seguito delle proposte della Commissione europea per l’eliminazione dei dazi sui prodotti industriali statunitensi e all’accesso preferenziale per prodotti ittici e agricoli non sensibili, gli USA, con l’Avviso pubblicato sul Federal Register il 25 settembre 2025, hanno dato attuazione alla riduzione del dazio sulle auto con effetto retroattivo dal 1° agosto 2025, garantendo alle case automobilistiche europee un risparmio stimato di circa 500 milioni di euro.
Nel settore agrifood, nei primi mesi del 2025 le esportazioni agroalimentari UE negli USA hanno raggiunto un valore di 7,9 miliardi di euro, pari al 13% del totale delle esportazioni di tali beni europei, in aumento dell’11% rispetto al 2024. Tra i prodotti di maggior interesse spiccano il vino e gli alcolici.
Nonostante il ruolo di primo piano del vino nell’export agroalimentare, tuttavia, il settore vinicolo italiano è rimasto escluso dalle esenzioni tariffarie concordate. Tali prodotti erano tradizionalmente soggetti a imposte doganali molto contenute, circa 19 centesimi per litro, ma con l’esclusione dall’Accordo quadro si ritrovano ora gravati da un regime impositivo più gravoso che li assoggetta al tetto massimo tariffario del 15%, con un sensibile aggravio di costi per tutti i prodotti di alto valore.
L’Unione europea ha annunciato, però, di aver rinnovato le trattative con gli USA, affinché anche il vino possa rientrare tra le categorie esonerate dalle nuove misure daziarie.
Tra i beni esclusi dall’aliquota del 15% figurano anche i prodotti in acciaio e alluminio, insieme ai loro derivati, che attualmente scontano un dazio del 50%. L’Accordo, tuttavia, è un primo passo nella definizione dei negoziati tra i due blocchi commerciali, con l’obiettivo di introdurre in futuro un sistema di quote, attraverso la previsione di contingenti daziari.
La tregua include anche l’impegno congiunto di UE e Stati Uniti a ridurre le barriere non tariffarie. In particolare, è previsto il reciproco riconoscimento degli standard automobilistici, la semplificazione dei certificati sanitari per carne suina e latticini, nonché un intervento sull’EUDR per creare un regime specifico destinato agli esportatori statunitensi. Sul fronte ambientale, la Commissione europea ha, inoltre, promesso maggiore flessibilità nell’attuazione del CBAM, per attenuare l’impatto sulle PMI e sui flussi commerciali.
Dal lato europeo la Commissione europea si è impegnata ad azzerare i dazi su tutti i prodotti industriali provenienti dagli Stati Uniti, inclusi macchinari, componentistica, legno e pasta di legno, carta e cartone, ceramica, cuoio e automobili, che passeranno dall’attuale 10% allo 0%. È, inoltre, previsto un accesso preferenziale al mercato per un’ampia gamma di prodotti agricoli e ittici “non sensibili” tramite 20 contingenti tariffari a dazio zero, tra questi figurano frutti di mare, merluzzo dell’Alaska, frutta a guscio, cereali, latticini, carne suina e di bisonte. Alcuni ortaggi, pomodori e arance godranno anch’essi di un regime daziario pari a zero, pur restando soggetti a dazi specifici calcolati in base a peso o volume. Restano, invece, esclusi i prodotti considerati “sensibili”, quali carne bovina, pollame, riso ed etanolo.
Un’ulteriore misura riguarda la proroga del regime di esenzione del dazio per l’aragosta statunitense, ora estesa anche ai prodotti trasformati. Tutte le concessioni si applicheranno esclusivamente ai beni di origine statunitense, ossia a prodotti sottoposti a una sostanziale lavorazione negli Stati Uniti.
L’Unione europea ha, inoltre, assunto impegni strategici nei confronti di Washington: garantirà l’acquisto di chip per l’intelligenza artificiale per un valore di circa 40 miliardi di dollari (circa 34 miliardi di euro), importerà gas naturale liquefatto (GNL) statunitense per un totale di 750 miliardi di dollari (644 miliardi di euro) entro il 2027 e destinerà almeno 600 miliardi di dollari (oltre 515 miliardi di euro) a investimenti nei principali settori dell’economia americana entro il 2029.
Le proposte legislative della Commissione europea prevedono che le concessioni abbiano, in linea di principio, una durata illimitata, ma includono un’importante clausola di salvaguardia per cui l’UE si riserva la possibilità di sospendere le misure in caso di mancato rispetto degli impegni assunti dagli Stati Uniti nella Dichiarazione congiunta. L’UE si riserva, infine, la possibilità di adottare ulteriori misure di salvaguardia qualora le importazioni statunitensi minaccino di causare un grave pregiudizio all’industria europea.
Stefano Comisi