USA-Cina, tregua sui dazi: accordo temporaneo per abbattere le super tariffe
Stati Uniti e Cina fanno dietrofront sui dazi, raggiungendo un’importante tregua commerciale, che prevede la sospensione di 90 giorni per le super tariffe adottate nelle scorse settimane. In base all’accordo, entro il 14 maggio il Presidente Trump ridurrà del 115% i dazi sulle importazioni cinesi, che passeranno così dal 145 al 30%. Anche la Cina abbatterà del 115% i dazi sui prodotti americani, riducendo le tariffe del 125% al 10%.
La riduzione delle misure tariffarie, oltre a essere temporanea, sarà soltanto parziale: restano in vigore, infatti, i dazi “reciproci” USA del 10% e le misure tariffarie imposte dagli Stati Uniti prima del 2 aprile, tra cui le tariffe su acciaio, alluminio e auto. Sono queste le novità previste dall’intesa commerciale raggiunta dagli Stati Uniti e dalla Repubblica popolare cinese. L’accordo annunciato l’altro ieri a Ginevra rappresenta un importante passo verso una possibile definizione dei rapporti commerciali tra Cina e USA, che si sono impegnate a proseguire nei negoziati.
L’intesa tra Washington e Pechino segue di pochi giorni l’accordo concluso tra USA e Regno Unito e conferma la strategia della Casa Bianca di raggiungere accordi mirati con ciascun Paese, concedendo però una riduzione soltanto parziale delle recenti misure adottate. Sia nei confronti della Cina che del Regno Unito non è prevista, infatti, una totale abolizione dei nuovi dazi doganali, ma si eliminano soltanto alcune delle tariffe recentemente imposte dagli USA. Un dato che l’Unione europea deve tenere in considerazione, visto che molto probabilmente anche un eventuale accordo con l’Europa potrebbe seguire un analogo schema, che prevede il mantenimento dei dazi cosiddetti reciproci del 10%, di applicazione generale e aggiuntivi rispetto alle tariffe già in vigore prima di aprile.
L’accordo con la Cina e con il Regno Unito sono i primi di un nuovo modello di intesa o gli ultimi di una visione superata di intendere gli accordi sul commercio? Nel quadro delle regole internazionali approvate dai Paesi aderenti alla World Trade Organization, assume un rilievo fondamentale il principio della Nazione più favorita (MFN), in forza del quale le agevolazioni riconosciute a uno Stato devono essere estese a tutti gli altri e risponde all’obiettivo di parità di trattamento o, simmetricamente, di divieto di misure discriminatorie. Un’importante eccezione a questo principio è prevista per gli accordi di libero scambio, conclusi tra Paesi e finalizzati ad azzerare tariffe e ostacoli di natura doganale i quali, non a caso, devono rispondere a determinati standard ed essere notificati al WTO. Va segnalato, in proposito, che i “deal” con Cina e Regno Unito non possono essere definiti come accordi di libero scambio, ma come semplici intese economiche tra gli Stati e non ricadono dunque tra le eccezioni alla regola della nazione più favorita.
Il nuovo modello di accordo imposto dagli USA segna un passaggio importante nel superamento delle regole del multilateralismo: attraverso le nuove intese, Regno Unito e Cina confermano implicitamente l’accettazione di una serie di tariffe adottate unilateralmente dagli USA in violazione del diritto internazionale ed essi stessi superano il principio della nazione più favorita, concedendo a Washington vantaggi non previsti per altri Stati. Sembra ora più lontana la possibilità di una ripresa di centralità dell’Organizzazione mondiale del commercio, già fortemente indebolita dal blocco dell’Organo di appello chiamato a gestire e risolvere le controversie tra gli Stati.
Sara Armella
Tatiana Salvi