Dazi reciproci USA sospesi: la Corte dichiara illegittime le tariffe
Sono illegittimi i dazi reciproci del 10% adottati dal Presidente Trump e in vigore dallo scorso 5 aprile. Lo ha stabilito la Corte del Commercio Internazionale degli Stati Uniti (Court of International Trade, CIT), con un’ordinanza che rappresenta un’importante svolta per gli sviluppi della guerra commerciare avviata dall’Amministrazione USA.
La pronuncia dei giudici statunitensi non riguarda tutti i dazi imposti fino a oggi dal Presidente americano Trump, ma è rivolta soltanto alle misure commerciali adottate sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), ossia i dazi del 10% applicati in via generalizzata a quasi tutte le importazioni di beni negli Stati Uniti, quelli del 30% contro la Cina e le tariffe del 25% sui beni di Canada e Messico.
Restano dunque esclusi dalla pronuncia di illegittimità le tariffe adottate secondo il Trade Expansion Act, che riguarda i dazi del 25% su automobili, componentistica, acciaio, alluminio e prodotti derivati.
Il 2 aprile il Presidente Trump ha annunciato l’introduzione di nuovi dazi reciproci, volti a ridurre il deficit commerciale statunitense. Oltre al dazio aggiuntivo generalizzato del 10%, in vigore dal 5 aprile scorso, sarebbero dovute entrare in vigore anche tariffe aggiuntive con aliquote diverse per ogni Paese. L’Europa, in particolare, avrebbe dovuto essere colpita da un dazio reciproco del 20%, che è stato però sospeso fino a luglio.
L’Amministrazione USA ha adottato queste tariffe reciproche sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), che consente di ricorrere a poteri eccezionali in caso di emergenza nazionale.
Secondo il Presidente Trump, la mancanza di reciprocità nelle relazioni commerciali bilaterali e le politiche adottate dagli altri Paesi nei confronti degli USA, avrebbero penalizzato il mercato americano, mettendo a rischio la sicurezza economica degli Stati Uniti.
La Corte americana, con la sentenza 28 maggio 2025, n. 66, ha ritenuto illegittime le misure reciproche adottate da Trump. Si tratta di una decisione davvero molto importante perché pronunciata all’unanimità da parte dei tre giudici della Corte. Il Governo USA, però, ha già presentato appello, ottenendo la sospensione temporanea della sentenza.
Secondo la sentenza, i dazi reciproci sono illegittimi per due motivi. Da un lato, la sentenza ha chiarito che spetta al Congresso degli Stati Uniti il potere di stabilire tariffe all’importazione in caso di situazioni di emergenza nazionale e non, invece, al Presidente americano. Si tratta, quindi, di un importante precedente in materia di limiti costituzionali ai poteri presidenziali e sull’uso appropriato delle deleghe legislative.
Dall’altro, la Corte ha accertato, in ogni caso, l’assenza di una situazione di emergenza nazionale idonea a giustificare il ricorso alle tariffe imposte da Trump. Secondo i giudici, infatti, il deficit commerciale subito dagli Stati Uniti non può essere considerato una condizione di emergenza nazionale, non essendo indice di una situazione straordinaria o eccezionale.
Una sentenza che, se confermata, dimostrerebbe quindi che i dazi di Trump non solo sono stati adottati in violazione del principio costituzionale della separazione dei poteri, ma anche che l’adozione dei dazi reciproci è comunque priva di fondamento giuridico. In altri termini, anche se il Presidente USA avesse fatto ricorso al normale iter normativo, chiedendo al Congresso di adottare i dazi reciproci, tali misure sarebbero state ritenute inammissibili, non essendo giustificate da una vera e propria emergenza nazionale. La motivazione sottesa ai dazi reciproci non soddisfa, infatti, il livello di minaccia richiesto dall’IEEPA per poter ricorrere all’adozione di una misura tariffaria straordinaria.
Se la decisione sarà confermata anche in appello e dalla Corte Suprema, l’Amministrazione non potrà più imporre nuovi dazi sulla base dell’IEEPA. Questo rappresenterebbe un limite definitivo all’uso strumentale dell’emergenza economica come giustificazione per misure tariffarie generalizzate.
Il Governo statunitense ha già presentato appello, ottenendo la sospensione temporanea della decisione della Corte del Commercio internazionale, che imponeva al Presidente USA di conformarsi all’ingiunzione e dare attuazione alla sospensione dei dazi entro dieci giorni.
Occorre considerare, inoltre, che la sentenza della Corte USA è ancora una decisione provvisoria e dovrà essere confermata in appello e dalla Corte Suprema, dove però ben 6 giudici su 9 sono repubblicani.
Non è ancora possibile, infatti, richiedere la restituzione dei dazi versati dopo il 5 aprile. Gli operatori che hanno già pagato il dazio aggiuntivo del 10%, non potranno ottenere il rimborso fino a quando l’annullamento delle tariffe non sarà confermato con una sentenza definitiva. La decisione della Corte USA non ha, infatti, efficacia retroattiva. Nel caso in cui l’annullamento dovesse essere convalidato anche dalla Corte Suprema, si aprirà la strada ai rimborsi.
La pronuncia della Corte USA avrà notevoli ripercussioni sui negoziati in corso tra gli Stati Uniti e Unione europea. Nei giorni scorsi, infatti, il Presidente Trump aveva minacciato di introdurre nuovi dazi reciproci del 50% su tutte le importazioni dall’Unione europea, facendo poi dietrofront a seguito di un colloquio con i vertici UE. Una minaccia che, alla luce della sentenza della Corte USA, diventa ora priva di efficacia.
Da considerare, tuttavia, che il Presidente Trump potrebbe adottare nuove tariffe utilizzando una base giuridica differente. I dazi su auto, acciaio e alluminio, infatti, sono stati adottati sulla base delle Section 301 e 232. Non è escluso che anche in futuro il Presidente Trump faccia nuovamente ricorso a queste normative per introdurre nuove barriere commerciali all’importazione.
Sara Armella
Tatiana Salvi