Stop al de minimis: l’UE introduce il dazio sui pacchi low cost dell’e-commerce
In arrivo nuovi dazi europei sui piccoli pacchi importati dalle grandi piattaforme di e-commerce: a partire dal 1° luglio, l’Unione europea applicherà una tariffa fissa di 3 euro su ogni articolo. Una misura temporanea, in attesa dell’entrata in vigore della riforma del Codice doganale e del data hub europeo, che consente di anticipare il superamento della franchigia per le importazioni di pacchi di basso valore tramite le piattaforme di e-commerce. Tutte le spedizioni di valore inferiore ai 150 euro, provenienti dalla Cina e da altri Paesi terzi, che attualmente sono esenti dai dazi doganali, saranno ora soggette alla nuova misura tariffaria.
Un vero e proprio dazio fisso che si applicherà su ogni “articolo”: ciò significa che acquistando più pezzi dello stesso prodotto (ad esempio tre magliette), il dazio resta fisso a 3 euro, indipendentemente dal numero di capi. La misura aumenta, invece, se si importano articoli differenti: per esempio, per una maglia e un paio di calzini, l’imposta sarà di 6 euro.
Altro aspetto da considerare è che questo dazio di 3 euro per articolo si applicherà soltanto ai pacchi inviati direttamente ai consumatori da Paesi terzi, con vendite B2C. Le piattaforme di e-commerce potranno quindi tentare di assorbire questa misura, evitando per esempio la vendita diretta al consumatore dall’estero all’Unione europea.
A essere colpite saranno le merci che provengono da venditori extra-UE registrati presso lo sportello unico per le importazioni del blocco ai fini dell’imposta sul valore aggiunto e che beneficiano pertanto di procedure doganali semplificate. Secondo il Consiglio, questa misura coprirà il 93% dell’e-commerce verso l’Unione europea.
L’obiettivo è evitare che vi siano disparità di trattamento tra commercio tradizionale e piattaforme elettroniche. Un prodotto, se non inserito nell’e-commerce, sconta in Dogana un dazio che varia in base alla tipologia di bene importato. Per la merce di origine cinese, per esempio, le tariffe europee sono piuttosto elevate: le scarpe sportive scontano un dazio del 16,9%, una camicia di cotone o una t-shirt pagano un dazio del 12%, così come i cappotti sintetici e le tute sportive di cotone.
Attualmente, le piattaforme di e-commerce, grazie alla franchigia che consente di evitare il dazio per le spedizioni di valore inferiore a 150 euro, possono importare tutti questi prodotti a dazio zero. Secondo l’Unione europea, questo meccanismo porta a una competizione sleale delle grandi piattaforme rispetto ai modelli di business tradizionali.
Per questo, il Consiglio Ecofin aveva annunciato di voler anticipare al 2026 l’abolizione del de minimis.
Altro aspetto da considerare è che a questa misura potrebbe aggiungersi anche un’ulteriore commissione di gestione. La Commissione europea ha già proposto di introdurre una tassa valida in tutta Europa per le merci di basso valore, con l’obiettivo di compensare i crescenti costi sostenuti dalle autorità doganali per supervisionare il flusso significativo di pacchi low cost. A livello europeo, questa tassa di gestione dovrebbe entrare in vigore nel novembre 2026. Ma alcuni Paesi hanno deciso di anticipare le mosse dell’Unione europea, adottando una fee nazionale: la Romania, per esempio, ha già previsto un’imposta di 5 euro, mentre Belgio, Francia e Italia stanno pensando di introdurre uno strumento analogo.
Con un emendamento della legge di bilancio, è stato proposto, infatti, di introdurre una handling fee nazionale di 2 euro per pacco “a copertura delle spese amministrative correlate agli adempimenti doganali relativi alle spedizioni di modico valore provenienti da Paesi terzi”.
Sara Armella
Tatiana Salvi

