Intesa USA-UK: un accordo tra dazi e concessioni
Esclusione dei dazi del 25% su acciaio e alluminio e parziale riduzione delle tariffe sulle auto, solo entro un determinato contingente, mentre restano in vigore i dazi esistenti e le tariffe reciproche del 10%, che continuano ad essere applicate alla maggior parte dei prodotti di origine UK. Il tutto con una serie di costi extra per il Regno Unito, che fanno da contropartita alla riduzione dei dazi USA. Sono queste le condizioni dell’accordo commerciale siglato tra Stati Uniti e UK.
Un’intesa a cui si guarda con grande interesse, per essere la prima raggiunta dall’amministrazione Trump dopo la dichiarata “guerra dei dazi” e perché rappresenta, con ogni probabilità, un modello che potrebbe essere utilizzato anche per le trattative con l’Unione europea.
Va segnalato che, nonostante l’enfasi posta sull’intesa, in realtà l’accordo con UK non prevede una totale abolizione dei dazi doganali recentemente introdotti, ma elimina soltanto alcune delle barriere commerciali imposte dagli USA a partire dal mese di marzo. Non si tratta, infatti, di un accordo di libero scambio, ma di un’intesa di natura commerciale, che interessa soltanto alcune categorie di prodotti e che prevede una serie di concessioni reciproche. Particolarmente impattante, per il Regno Unito, è la conferma delle tariffe aggiuntive del 10% sui prodotti che non sono stati espressamente.
Washington ha acconsentito, invece, all’eliminazione dei dazi del 25% su acciaio e alluminio e sui prodotti derivati. L’impatto dell’accordo sarà significativo soprattutto per quanto riguarda i prodotti derivati che utilizzano questi materiali, come mobili, macchinari e attrezzature sportive, che rappresentano circa il 5% delle esportazioni del Regno Unito verso gli USA, per un valore di circa 2,2 miliardi di sterline. Forte riduzione anche dei dazi sulle automobili, per le quali Trump aveva previsto un dazio del 25%, da addizionare alla tariffa già esistente del 2,5%. Per il settore dell’automotive viene ora previsto un contingente tariffario, con una riduzione del dazio al 10%, per una quota di 100 mila veicoli.
Altro aspetto da considerare è che l’accordo tra Stati Uniti e UK prevede come contropartita una serie di extra-costi a carico del Governo britannico. In cambio della rinuncia all’applicazione di alcune delle tariffe imposte da Trump, infatti, il Regno Unito si è impegnato ad acquistare determinati quantitativi di prodotti originari degli States. Per gli Stati Uniti sono previste anche nuove opportunità di accesso al mercato britannico, con una quota tariffaria pari a 13 mila tonnellate di carne bovina, che potrà essere esportata dagli Stati Uniti a dazio zero. Il Regno Unito ha rinunciato, infine, ai dazi sull’etanolo USA, il cui export vale più di 700 milioni di dollari. Non è ancora chiaro se si troverà un accordo sui prodotti farmaceutici, ma il Regno Unito ha chiarito che non vi saranno eccezioni sugli standard alimentari e sulla tassa sui servizi digitali.
Se i negoziati tra UE e USA andranno a buon fine, anche l’accordo con l’Europa potrebbe seguire lo schema già adottato nei confronti del Regno Unito. In questa ipotesi, anche negli scambi con l’Unione europea resterebbero applicabili i dazi reciproci del 10%, in aggiunta a quelli già esistenti. L’Unione europea dovrebbe farsi carico, inoltre, di una serie di impegni economici, ma non è chiaro come verrebbero sostenuti, se da parte del bilancio comune o se con il contributo degli Stati membri, magari con criteri differenziati in base alla quota di export verso gli USA, e in tal caso l’Italia potrebbe essere tra i primi a essere chiamati a contribuire.
Sara Armella