Dazi USA: aliquota unica del 15% sui prodotti europei, escluse farmaceutica e risorse naturali

Dazio generale del 15%, alle frontiere Usa, per tutti i prodotti europei, compreso il settore automobilistico. Importanti esenzioni per prodotti chimici, farmaceutici e per le risorse naturali non disponibili. Nessuna esenzione, invece, per vini, liquori e birre, che restano soggetti alle tariffe del 15%.

A distanza di settimane dall’accordo di massima raggiunto in Scozia, Unione europea e Stati Uniti hanno definito i punti controversi, diramando una dichiarazione congiunta, molto importante per le imprese e per la stabilità delle relazioni commerciali transatlantiche. L’aliquota del 15% interessa la stragrande maggioranza delle esportazioni dall’Unione europea e, a differenza di quanto previsto negli accordi che gli Usa hanno raggiunto con altri Paesi, nel nostro caso si tratta di una misura globale, che comprende anche i dazi precedentemente in vigore (c.d. MFN).

Molto importante il chiarimento che riguarda il settore automobilistico, per il quale erano sorte divergenze in considerazione della base normativa di riferimento dei dazi introdotti dal presidente Trump e che non era stato ricompreso nell’ordine esecutivo che aveva fatto seguito all’accordo di luglio. Un altro settore estremamente importante per l’export italiano è quello farmaceutico: la dichiarazione riconosce l’esenzione per i farmaci generici e per i loro ingredienti e precursori chimici. L’accordo comprende, inoltre, alcune importanti esenzioni per molti dei settori che interessano l’export europeo: risorse naturali non disponibili (incluso il sughero), tutti gli aerei e i componenti aeronautici. Unione europea e Stati Uniti si sono impegnate ad ampliare, in futuro, l’elenco dei prodotti non soggetti ai dazi.

Forte delusione, invece, per il settore vinicolo che, nonostante alcune anticipazioni positive, non è stato inserito tra le esenzioni dei nuovi dazi Usa. Il comparto vitivinicolo rappresenta una delle colonne portanti dell’export italiano: nel 2024, l’Italia ha esportato in USA vino in bottiglia per un valore di 5,3 miliardi di euro, storicamente soggetto a tariffe minime o del tutto marginali, pari a qualche centesimo di dollaro per litro, ma che ora si vedono applicare un dazio ad valorem del 15% su tutte le esportazioni. L’applicazione del dazio del 15% alla frontiera rappresenta una misura fortemente penalizzante per il settore, già gravato dalla pesante svalutazione del dollaro rispetto all’euro, che ha reso meno competitive le nostre esportazioni. Una misura che rischia di penalizzare non solo i produttori, ma anche l’intero flusso commerciale bilaterale. È auspicabile, pertanto, che Unione europea e USA collaborino ancora per ricomprendere anche questa categoria merceologica all’interno dei prodotti esenti dai dazi.

Annunciato dal Commissario per il commercio dell’Unione europea Maroš Šefčovič (e non dalla Presidente von der Leyen), l’Accordo quadro tra UE e USA sottolinea come il dazio onnicomprensivo del 15% è destinato a essere applicato alla stragrande maggioranza di beni originari dell’Unione europea.

Ulteriore aspetto importante dell’intesa è l’annuncio dell’eliminazione, alle frontiere europee, dei dazi su tutti i prodotti industriali statunitensi. Una misura significativa, che però implica la necessaria individuazione della corretta origine doganale delle merci. Soltanto i prodotti originari degli USA potranno infatti beneficiare dell’esenzione tariffaria. Viceversa, i trasporti di prodotti soltanto provenienti dagli Stati Uniti, ossia quelli che non hanno subito una lavorazione sostanziale in tale Paese, continueranno a essere soggetti alle tariffe doganali previste all’ingresso nel mercato europeo.

L’intesa prevede anche alcuni importanti impegni, sempre da parte europea, nel limitare l’impatto di due importanti misure, finalizzate a promuovere la sostenibilità ambientale. Nell’Accordo è previsto l’impegno, da parte di Bruxelles, a ’intervenire sul regolamento UE sulla deforestazione (Eudr) a favore dei produttori e degli esportatori statunitensi, i quali dovrebbero essere destinatari di un regime ad hoc. Si prende atto, inoltre, delle preoccupazioni degli Stati Uniti relative al trattamento delle piccole e medie imprese statunitensi nell’ambito del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), relativamente al quale la Commissione europea, oltre al recente accordo sull’aumento dell’eccezione de minimis, si impegna a lavorare per garantire una maggiore flessibilità nell’attuazione del CBAM.

 

Sara Armella

Giovanni Belotti